Sul palcoscenico di questa terra, pittori come Monet, Renoir, Delacroix e Courbet – in mostra insieme dal 4 febbraio e fino al 5 giugno, al Museo Revoltella di Trieste
Dal 4 febbraio e fino al 5 giugno, al Museo Revoltella di Trieste, è visitabile la Mostra “Monet e gli Impressionisti in Normandia”, un eccezionale corpus di oltre 70 opere che racconta il movimento impressionista e i suoi stretti legami con la Normandia. Sul palcoscenico di questa terra, pittori come Monet, Renoir, Delacroix e Courbet – in mostra insieme a molti altri – colgono l’immediatezza e la vitalità del paesaggio imprimendo sulla tela gli umori del cielo, lo scintillio dell’acqua e le valli verdeggianti della Normandia, culla dell’Impressionismo.
La mostra “Monet e gli Impressionisti in Normandia” è incentrata soprattutto sul patrimonio della
Collezione Peindre en Normandie – tra le collezioni più rappresentative del periodo impressionista –
affiancata da prestiti provenienti da Musée Marmottan Monet di Parigi, dal Belvedere di Vienna, dal
Musée Eugène-Boudin di Honfleur e da collezioni private e ripercorre le tappe salienti della corrente
artistica: opere come Falesie a Dieppe (1834) di Delacroix, La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet,
Camille sulla spiaggia (1870) di Monet, Tramonto, veduta di Guernesey (1893) di Renoir – tra i
capolavori presenti in mostra – raccontano gli scambi, i confronti e le collaborazioni tra i più grandi artisti
dell’epoca che – immersi in una natura folgorante dai colori intensi e dai panorami scintillanti – hanno
conferito alla Normandia l’immagine emblematica della felicità del dipingere.
Furono gli acquarellisti inglesi come Turner e Parkes che, attraversata la Manica per abbandonarsi allo
studio di paesaggi, trasmisero la loro capacità di tradurre la verità e la vitalità naturale ai pittori francesi:
gli inglesi parlano della Normandia, della sua luce, delle sue forme ricche che esaltano i sensi e
l’esperienza visiva.
Luoghi come Dieppe, l’estuario della Senna, Le Havre, la spiaggia di Trouville, il litorale da Honfleur a Deauville, il porto di Fécamp – rappresentati nelle opere in mostra al Museo Revoltella – diventano fonte di espressioni artistiche di grande potenza, dove i microcosmi generati dal vento, dal mare e dalla bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva, che i pittori francesi giungono ad afferrare dipingendo en plein air dando il via così al movimento impressionista.
La mostra, promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura
e del turismo, con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismo FVG, in
collaborazione con BRIDGECONSULTINGpro e Ponte – Organisation für kulturelles management
GMBH, è prodotta da Arthemisia ed è curata da Alain Tapié.
La mostra è sostenuta da Generali Valore Cultura, il programma di Generali Italia per promuovere l’arte
e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani,
clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi
e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.
In occasione della mostra sugli Impressionisti, si potrà visitare con un unico biglietto d’ingresso lo
stupendo Museo Revoltella, Galleria d’arte moderna di Trieste che vanta una prestigiosa collezione: a
partire dal ricchissimo lascito dell’omonimo barone Pasquale Revoltella – che ne fece la sua dimora fino
al 1869 – per giungere alle più recenti acquisizioni con opere di grandi artisti come Fattori, De Nittis,
Sironi, Carrà, De Chirico, Fontana, Pomodoro, Hayez e molti altri importanti esponenti dell’arte moderna
e contemporanea.
È prevista, inoltre, una proposta promozionale a favore dei turisti denominata “Trieste ti regala le
Grandi Mostre”. L’iniziativa, sostenuta dal Trieste Convention and Visitors Bureau, mira a incentivare il
turismo culturale in città grazie agli introiti dell’imposta di soggiorno: coloro che pernotteranno almeno
una notte nelle strutture alberghiere convenzionate, potranno visitare gratuitamente la mostra (info su
https://www.discover-trieste.it/Esperienze-e-pacchetti-turistici ).
La Mostra
L’esposizione racconta l’”irresistibile attrazione” degli artisti per la Normandia, regione francese divenuta
nell’Ottocento un vero e proprio laboratorio di idee per i grandi artisti impressionisti. Le relazioni tra la Normandia e la pittura sono ormai celebri. Grazie ai progressi della ferrovia nel corso dell’Ottocento, la regione diventa luogo d’incontro degli artisti parigini e partecipa alla nascita dell’Impressionismo e alla sua evoluzione, che continua fino alla metà del Novecento.
Accanto ai numerosi pittori illustri (Monet, Corot, Courbet, Boudin, Marquet, Géricault, Jongkind), altri
artisti meno noti (Noël, Lepic) celebrano il matrimonio tra la luce e il cielo normanno nutriti del lirismo
naturale dei loro paesi. Questi – e molti altri – sono gli autori delle tele provenienti dalla prestigiosa
raccolta dell’Association Peindre en Normandie di Caen. La collezione, creata nel 1992 su iniziativa del
Consiglio Regionale della Bassa Normandia e di partners privati, riunisce in modo unico celebri artisti e
altri autori meno noti che hanno rappresentato il paesaggio normanno dalla metà dell’Ottocento fino
all’inizio del XX secolo.
Il percorso di visita si articola in cinque sezioni: “La Fattoria Saint-Siméon”, “In riva al mare: svago e
villeggiatura”, “In riva al mare: il lavoro, “Terra normanna”, “Lungo la Senna”.
Prima sezione – La fattoria Saint-Siméon
Tanti luoghi della costa normanna, da Honfleur a Langrune, hanno forgiato, attraverso l’incontro tra i
pittori, il naturalismo del paesaggio i cui quadri, accumulati anno dopo anno tra il 1830 e il 1870, hanno
scritto la parte più significativa della storia dell’Impressionismo.
Tra le numerose oasi di pace, nel cuore di una natura rigogliosa ma al contempo selvaggia, la fattoria
Saint-Siméon situata sulla Côte de Grâce ebbe un ruolo capitale perché favorì l’amalgama di una natura
sublime, ma anche dura e cupa, con i suoi abitanti ritratti nella loro fatica quotidiana e i suoi turisti còlti
nella loro oziosità. Lontani dal clima accademico dei Salon, i pittori trovavano i loro soggetti nella
campagna circostante o allontanandosi verso le spiagge. Charles Daubigny è l’artista che saprà render
maggiormente in pittura ciò che il territorio gli offriva. Ma accanto a lui vi erano, fra i tanti, Boudin,
Jongkind, Courbet, Dubourg, il giovane Monet, Cals, Pécrus, ma vi erano già stati Isabey, Corot, Troyon.
Eugène Boudin frequenta la fattoria dal 1854 e lo si ritrova nel 1859 in compagnia di Courbet, che lo
inizia all’audacia e alla ruvidezza delle tonalità. In quello stesso anno i due artisti sono al fianco di
Charles Baudelaire, che condivide il loro amore per i cieli e le nuvole ed elogia i lavori di Boudin nel suo
scritto Salon de 1859, ritrovando nelle “bellezze meteorologiche” del pittore il meglio dello spirito di
Saint-Siméon. Essendo originario di Honfleur, Boudin era il più adatto a trasmettere agli amici Jongkind
e Monet questo spirito di fusione tra atmosfera e soggetto, rispettoso delle armonie dei mezzi toni, dei
riflessi madreperlacei, ma animato dalla pennellata materica e decisa suggerita da Courbet.
Seconda sezione – In riva al mare: svago, villeggiatura
“Dei pittori di Parigi sono venuti a chiedere alle belle falesie di Étretat ispirazioni e punti di vista che,
riprodotti sulla tela, esposti nei nostri musei, comprati da questi troppo rari mecenati che scambiano
volentieri il loro oro con le opere d’arte, hanno portato lontano la fama di queste naturali e splendide
illustrazioni” (J. Morlent, 1853).
Nella stessa epoca anche Monet dipingeva in riva al mare. Per tradurre questa vitalità, egli aveva trovato
soluzioni opposte alla prospettiva convenzionale utilizzata da Boudin: trattava gli sfondi liberamente,
come delle quinte di teatro nelle quali figure sparse creavano un effetto di profondità su di un campo
uniformemente piatto, ingentilito da alcune variazioni cromatiche.
Monet penetra nel soggetto sociale, come i suoi predecessori avevano fatto con la fisica degli elementi.
Nel 1870 egli fa di Camille Doncieux, entrata da qualche anno nella sua vita, una villeggiante che posa
tra la buona società in riva al mare, atteggiamento artificioso, ma pienamente nutrito d’ombra e di luce.
Nello stesso anno, nella sua ricerca di immagini e di svaghi eleganti, Monet rende protagonisti i lussuosi
alberghi in riva al mare e le promenades turistiche. Egli via via abbandona i soggetti convenzionali, e, al
contrario, sceglie fra i suoi interlocutori Turner, Courbet, il mare e tutte le forme degne di nota. Volge le
spalle al realismo parigino per sfruttare il naturalismo del paesaggio, la cui esecuzione non si associa più
a null’altro se non alla sua struttura, alla cattura misurata della luce, alla vibrazione dei volumi al di là
della loro massa e della loro opacità. Si ha la conferma, con Monet, che la modernità non risiede nel
soggetto ma nel comportamento del pittore nei suoi confronti.
Il naturalismo di Monet è, come quello dei suoi maestri Boudin e Courbet, una sorta di coinvolgimento
fisico che conferisce uno spessore del tutto diverso agli accenti romantici del suo ideale. Maupassant ne
ha dato un’immagine celebre: “Un’altra volta prese a piene mani un temporale abbattutosi sul mare e lo
gettò sulla tela. Ed era davvero pioggia quella che aveva dipinto, nient’altro che la pioggia che penetrava
le onde, le rocce e il cielo appena individuabili sotto quel diluvio”.
Terza sezione – In riva al mare: il lavoro
Pervasi di nostalgia per aver conosciuto un mondo che si allontana dalla realtà come quello dei turisti, gli
artisti volgono ora lo sguardo alle lavandaie e ai pescatori, mentre già molti abitanti delle coste si
convertono ai piccoli mestieri offerti dal turismo emergente: organizzare gite in barca, spostare le cabine
sulla spiaggia, pescare per sfamare i turisti che arrivano giorno dopo giorno. La costa si trasforma e si
modifica: alberghi, stabilimenti balneari, casinò. I villeggianti sono sempre più morbosamente attratti
dalle celebrità dell’aristocrazia e dello spettacolo che vivono in sfarzose dimore.
Le regate riempiono l’orizzonte e le corse sostituiscono in un nuovo immaginario l’arrivo della diligenza e
il ritorno dal lavoro nei campi. Questi temi permangono nella visione degli artisti, ma sono ormai avulsi
dal loro contesto, percepiti più come soggetti curiosi dalle caratteristiche particolari e suggestive.
Claude Monet è il pittore che meglio vive questa contraddizione, lui che ha costruito la propria arte
dipingendo i paesaggi della Manica, ispirato da cieli, vento, porti, spiagge e falesie. Al mondo di marinai
e pescatori – a cui si aggiunge la nuova dimensione turistica, avida non solo di svago e bagni in mare,
ma proprio di quelle rappresentazioni delle marine che vengono acquistate e portate a casa perché
capaci di ricordare, lontano dall’attimo vissuto, momenti e luoghi – si aggiungono, come se questo non
fosse abbastanza, le suggestive atmosfere inglesi che permeano profondamente tanto le alture di
Sainte-Adresse come le spiagge di Trouville. Grazie a questi elementi, nella pittura di Monet matura un
gesto tanto libero quanto efficace, una disposizione rapida, quasi brusca, una composizione capace di
coniugare il mare, la pesca, le regate, i vaporetti e la mondanità.
Quarta sezione – Terra normanna
Fin dal XVIII secolo la letteratura ha offerto della terra normanna un’immagine di abbondanza. La
morfologia dei luoghi entra con forza nella descrizione letteraria e, con essa, i motivi iconografici
stereotipati del frutteto e del meleto. Gli elementi che compongono la natura si fanno oggetti e diventano
degni di nota nelle loro combinazioni di forma o di colore. La Normandia è la terra pittoresca per
eccellenza, pur non avendo lo statuto eroico attribuito di norma alle montagne; tuttavia essa saprà
essere immortalata molto bene dalle innumerevoli rappresentazioni della costa, il cui aspetto rimane
selvaggio, spesso ostile, indomabile, lontano dalle spiagge e dall’entusiasmo per la vita di mare.
Come dice Stendhal a proposito della penisola del Cotentin: “Da Saint-Malo a Avranches, Caen e Cherbourg, questo paese è anche quello più ricco di alberi e con le colline più belle di Francia. Il paesaggio sarebbe senz’altro degno di ammirazione se ci fossero delle grandi montagne o almeno degli alberi secolari”; per Maupassant, a proposito della regione di Caux: “Sentieri scavati ombreggiati dai grandi alberi cresciuti
sulle scarpate. Casupole racchiuse nelle loro cinture di faggi slanciati”.
La fattoria Saint-Siméon dava rifugio, soprattutto, a desideri di lidi e di fughe lontane tra gli alberi. Come
dice Armand Frémont in “Normandie sensible”, la vera ricchezza della regione stava nelle sue “piccole
pianure dolcemente ondulate, altipiani inclinati, vallate incassate e spesso asimmetriche, collinette e
bacini, lunghi versanti convessi, bocage che paiono parchi all’inglese distribuiti su vasti appezzamenti di
terreno, folti boschetti, addossati gli uni agli altri come dei ripari, sentieri scavati e in parte nascosti.
I pittori non hanno dovuto fare altro che portare alla luce questa trama antica della Normandia contadina”.
Quinta sezione – Lungo la Senna
La Senna veicola un immaginario che partecipa alla nascita della modernità grazie ad alcuni acquarelli di
Turner, che realizza un inventario di luoghi pittoreschi, di monumenti e di rovine; una cultura colta, vitale
per lo sviluppo di una coscienza del patrimonio, che si coniuga con le trasformazioni violente dei tempi
moderni, che i pittori amano e sanno fare proprie grazie alla loro capacità di trascendere l’istante e di
esacerbare i sensi.
Se Honfleur e Le Havre possiedono un’identità spiccatamente marittima, l’entroterra, non appena il mare
sparisce dietro l’angolo di una strada, volta la schiena al mondo delle alte e delle basse maree, della
pesca e delle regate. Per questo bisogna ritrovare, intorno a Rouen e al suo ambiente eccezionale,
l’altro momento forte del sincretismo normanno, costruito attorno all’aria e all’acqua, ai grandi
monumenti gotici e, infine, alle stradine pittoresche.
Dal 1865 Renoir, Monet e Bazille scoprono e diffondono quel che la Senna diventerà per gli artisti; la
scoperta dell’acqua da parte degli Impressionisti inizierà progressivamente da qui. Dopo Rouen, prima di
incontrare quei luoghi in cui la modernità ancora non è penetrata – i villaggi della periferia parigini come
Argenteuil – si incontrano, sparsi in poche decine di chilometri, alcuni paesi che hanno nomi evocativi:
Giverny, Bennecourt, Vétheuil.
Di Giverny si innamora Monet che si trasferisce lì nel 1883 con le sue due famiglie, i figli Jean e Michel avuti da Camille e i sei bambini di Alice Hoscedé. A Giverny regnano sovrani l’acqua, il cielo, le colline coperte di verde erba. La natura è appagante senza essere pesante, le imbarcazioni sfiorano la Senna. Con il suo atelier/battello Monet può arrivare a carpire più profondamente i paesaggi. Nel cuore del giardino, negli ultimi anni della sua vita, lo stagno delle ninfee sarà per l’artista occasione per imparare a comprendere e conoscere la natura come spazio che può essere ricostruito mentalmente.
Sede:
Museo Revoltella
Via Armando Diaz, 27 – 34123 Trieste (TS)
Informazioni e prenotazioni:
Tel: +39 040 982781
L’accesso alla mostra è contingentato e la prenotazione, tramite il preacquisto del biglietto, è fortemente consigliata. È possibile acquistare i biglietti di ingresso anche in sede: in questo caso l’ingresso alla mostra potrebbe comportare delle attese per rispettare le capienze di sicurezza delle sale.
Obbligo di Super Green Pass
Orari di visita:
Dal lunedì alla domenica e festivi dalle 9:00 alle19:00
Martedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie:
Domenica 17 aprile dalle 9:00 alle19:00
Lunedì 18 aprile dalle 9:00 alle19:00
Lunedì 25 aprile dalle 9:00 alle19:00
Domenica 1 maggio dalle 9:00 alle19:00
Giovedì 2 giugno dalle 9:00 alle19:00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Hashtag ufficiale
#ImpressionistiTrieste