Il venerdì Santo, a Erto, va in scena la rappresentazione della Via Crucis che da secoli nel borgo chiamano “I Cagnudei.

Tra le antiche case di pietra e le vie ciottolate del centro storico di Erto, come da antica tradizione, il venerdì Santo va in scena la rappresentazione della Via Crucis che da secoli nel borgo chiamano “I Cagnudei”. Un appellativo dalle origini incerte che si perde nella memoria del tempo, dove fantasia e ipotesi si contendono la verità.  

L’atmosfera si fa cupa già dal primo pomeriggio, quando viene rivissuta con dovizia di particolari la coinvolgente “ultima cena”. Il momento più drammatico e significativo delle ultime ore di vita di Gesù, raccontate nel Vangelo di Giovanni, viene raggiunto quando il  Redentore, consapevole del suo atroce destino, pronuncia la frase: “uno di voi mi tradirà” 

Le luci del giorno hanno lasciato da poco il passo al crepuscolo e in lontananza suoni lugubri di tamburi, sferragliar di spade, scudi e corazze annunciano l’inizio della Sacra Rappresentazione. Un intreccio antico tra sacro e profano radicato profondamente nelle coscienze degli ertani.  

Si racconta che nel 1631 un’epidemia di peste nera flagellava la valle del Piave; gli abitanti del borgo di Erto si impegnarono, se risparmiati, a ricordare ogni anno la morte di Gesù ripercorrendo con profonda suggestione e partecipazione le fasi della passione sino alla crocefissione. Bortolo Filippin, Presidente del Comitato del venerdì Santo, prima di immergersi nel ruolo di Ponzio Pilato, evidenzia che la Sacra Rappresentazione si svolge con qualsiasi tempo e anche in mancanza di pubblico.  

Si ricordano edizioni flagellate da neve e pioggia. Ci volle la catastrofe del Vajont e l’epidemia di Covid per sospendere il voto.  Alle 22.39 del 9 ottobre 1963 il monte Toc collassò dentro la diga, ubicata tra Friuli e Veneto. In quattro interminabili minuti due chilometri quadrati di roccia precipitarono con inaudito furore nella valle e cambiarono per sempre le sorti di decine di paesi, lasciando dietro a sé una scia di lutti e distruzione.  

L’allestimento scenico fu inghiottito dall’immane disastro, tutto andò perso. Trascorsero pochi anni e nel 1968 la comunità ebbe la forza di ricominciare e con rinnovata energia realizzò fedelmente le nuove armi, armature, tamburi, croci e i costumi della resurrezione. Il borgo di Erto si prepara ad accogliere i tantissimi estimatori, alcune migliaia, che in pullman e auto arrivano anche dalle regioni confinanti e non pochi da oltre confine.  

E’ difficile sottrarsi alla suggestione del tempo, che con brusca inversione, ripiomba all’anno zero. Figuranti e rievocatori, tutti rigorosamente ertani, si riversano nelle ristrette vie, pronti ad immergersi nelle vicende della Passione. Scendono le ombre della sera, il borgo si appresta a vivere gli ultimi istanti di vita di Cristo attraverso le figure di Gesù (Danilo Martinelli), i sommi sacerdoti, gli apostoli, le pie donne, con Maddalena Filippin nelle vesti della Vergine Maria, i discepoli, i legionari romani, i ladroni e i tanti personaggi raccontati dai Vangeli.  

Nell’ispirazione rievocativa, priva di canti o brani musicali, i figuranti, alcuni scalzi e con spirito penitenziale, ripercorrono attraversando il borgo i quadri della Passione. Dal tradimento di Giuda, al giudizio di Ponzio Pilato, alla crocefissione ambientata alla sommità di un pendio in prossimità del centro storico. Con Longino, che trafigge il costato del Re dei Re, la Via Crucis finisce ed Erto ritorna lentamente alla sua normalità.  

Bortolo Filippin, il gran maestro della rappresentazione, e gli oltre cento “Cagnudei” si dicono fiduciosi che la Sacra rappresentazione di Erto possa essere a breve riconosciuta come “Patrimonio dell’Umanità”, in quanto rappresentano da anni l’Italia nell’Associazione Europassion, ente che raggruppa le rievocazioni pasquali più importanti. Tradizioni come queste rendono unico il nostro territorio. 

Quest’anno la Via Crucis si farà di nuovo, dopo la sospensione per il Covid, salvo nuovi imprevisti. Erto aspetta tutti voi il 15 aprile, per rivivere ancora una volta questa emozionante rappresentazione. 

Testo e foto di Ferdi Terrazzani

Informazioni:  

Presidente Comitato del Venerdì Santo 

sig. Bortolo Filippin – cell. 333 1874663