L’ opera, di Arturo Malignani, per  l’impiego dell’energia idroelettrica

La diga di Crosis fu ideata e costruita da Arturo Malignani all’inizio del XX secolo, all’ incirca fra il 1900 ed il 1902, quando in Friuli la società si stava trasformando da rurale ad industriale, conseguentemente ad una crescente domanda di energia elettrica. Al tempo alcuni giornali locali definirono la costruzione della diga “ardita”, in quanto era stata individuata la forra del Torre e l’abitato di Tarcento come il “quartier generale per imprigionare le acque del fiume per sfruttale come energia elettrica”. L’edificazione di una simile opera era tuttavia legata ad un’idea di Arturo Malignani, che vedeva l’impiego dell’energia idroelettrica per un sistema di tranvia pubblica. Oggi sarebbe nota come “metropolitana di superficie”, il famoso tram che da Udine arrivava fino a Tricesimo.

La costruzione della Diga si avvalse di tutta l’esperienza di Arturo Malignani nell’impiego di cementi, cementi armati e ad alta resistenza che lui stesso contribuì a sviluppare attraverso i suoi esperimenti. Ne nacque la prima diga al mondo a doppio arco parabolico con superficie convessa a monte. Oggigiorno è possibile trovare molte dighe simili a questa, anche ben più grandi e tecnologiche, ma la diga di Crosis, specie per l’epoca, fu abbastanza particolare: scompare nel panorama circostante e sembra quasi farne parte, assumendo un aspetto magico. Ciò fu possibile grazie ad una scelta sicuramente poco economica o pratica di Arturo Malignani che optò per rivestirla in pietra locale, volendola così integrare il più possibile all’interno dell’ambiente creato dal Fiume Torre.

Mentre la diga era ancora in costruzione fu venduta al cascamificio di Bulfons a Tarcento, che all’epoca aveva una realtà industriale in forte crescita. Arturo Malignani la vendette immediatamente e con il ricavato decise di costruire un altro sbarramento a nord della diga, più potente del primo, sito a Vedronza. Costruire un simile manufatto su un torrente anziché su un fiume fu una scelta quasi obbligata per Arturo Malignani che tuttavia, grazie alle numerose precipitazioni piovose (in modo particolare quelle nella zona dei Musi) non si rivelò fallimentare, anzi…

La diga di Crosis è sopravvissuta ad entrambe le Guerre Mondiali senza riportare alcun danno, ma ancora più straordinaria è stata la sua resistenza al devastante terremoto che nel maggio del 1976 rase al suolo buona parte del Friuli. Lo stabilimento di Vedronza non resistette alle devastanti onde sismiche e fu abbandonato per lungo tempo. Ad oggi entrambe le centraline idroelettriche funzionano e garantiscono “energia green”; in particolare quella di Vedronza, che è stata ristrutturata recentemente tra il 2018 ed il 2020.

Oggigiorno la diga si può visitare scendendo per due comodi sentieri che portano rispettivamente sul greto del Torre davanti al magnifico laghetto e al salto d’acqua di Crosis. Il primo costeggia il monte Stella ed è decisamente più naturalistico e bucolico. Il secondo scende dalla strada SR 646 sulle pendici del monte Bernadia e conduce proprio davanti alla cascata. Qui in estate è possibile rinfrescarsi con qualche tuffo rigenerante, ma attenzione, perché le acque sono davvero fredde e non adatte a tutti: in agosto sono stati registrati 9°C. Per visitare la diga è necessario fare una prova di coraggio ed affrontare le gelide acque del torrente addentrandosi nella forra del Torre! Il sole scomparirà alle vostre spalle e sarete ingoiati dalla cavità secolare scavata da quelle inarrestabili ed impetuose acque turchesi… Se avrete abbastanza resistenza, potrete ammirare la diga più bella e rispettose della natura che si possa trovare in Friuli Venezia Giulia.

Testi e foto di Vittoria Malignani