Nel magazine I Borghi Più belli del FVG vi portiamo nei posti più esclusivi e suggestivi di questa bellissima regione uno fra questi è Sesto al Reghena

Sesto al Reghena è uno dei Borghi più belli d’Italia e si trova nel pordenonese, al confine con il Veneto. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, come testimoniano i ritrovamenti di utensili risalenti all’età del bronzo. Il nome Sesto ha radici romane, la località si collocava al VI° miglio da Concordia Sagittaria e qui vi era una statio sulla strada che portava verso il Norico. 

Oggi Sesto al Reghena è conosciuta per la splendida Abbazia Benedettina di Santa Maria in Silvis, una delle più importanti istituzioni monastiche del Friuli Venezia Giulia, fondata intorno al 730-735 d.C.. Nel 762, con un atto redatto nell’abbazia di Nonantola, arrivò la donazione longobarda: tre nobili fratelli, Erfo, Anto e Marco, figli del Duca del Friuli Pietro e di Pitrude, abbracciarono la regola di San Benedetto, donarono all’Abbazia di Sesto tutti  i loro ingenti  beni,  che si estendevano in tutto l’attuale triveneto, e si ritirarono a fare vita monastica in Toscana. Nell’899 subì la devastante invasione degli Ungari che la distrusse quasi completamente. Circa sessant’anni dopo, l’abate Adalberto II iniziò la sua opera di ricostruzione e l’Abbazia accrebbe la sua potenza non solo sul piano religioso ma anche civile, tanto da assumere l’aspetto di un castello medievale con un sistema difensivo formato da torri e fossati. Tre delle sette torri allora edificate lungo il muro di cinta esistono ancora, tra cui la torre d’entrata detta anche Torre Grimani, abbellita tra la fine del 1400 e i primi anni del 1500 con affreschi, e la torre di vedetta oggi torre campanaria. 

Entrati nella piazza troviamo il Palazzo della “Cancelleria”, sede dell’istituzione civile medievale (fine XII inizi XIII sec.) e l’antico Palazzo dell’Abate (ora Municipio) costruito tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo, in origine con la facciata in linea con l’ingresso al vestibolo della chiesa e al salone abbaziale, poi ampliato nel XVII secolo con le forme di una villa veneta.   

Più avanti troviamo la loggetta con all’interno affreschi cavallereschi del XIII secolo come  “Duello di cavalieri” e “Carlo Magno tra i suoi paladini” e l’ingresso della Chiesa, con una lunetta che sovrastava l’antica porta, raffigurante l’Arcangelo Gabriele e San Benedetto e il drago. Di fianco all’ingresso una scalinata in pietra porta al Salone Abbaziale , che comunica con l’interno della chiesa attraverso una bifora. 

Entrati ci troviamo nel vestibolo decorato con affreschi degli inizi del 1500 rappresentanti Paradiso, Inferno e Giudizio e successivamente nel quadriportico che ospita il lapidario, con reperti dell’epoca romana, longobarda e alto medievale.  Sulla parete sud  l’affresco trecentesco di scuola giottesca “l’incontro dei tre vivi con i tre morti”.   

La Basilica, di impianto romanico, ha il presbiterio rialzato decorato da affreschi trecenteschi di scuola giottesca, appena restaurati. Troviamo le Storie della Vergine, San Pietro, San Giovanni e S. Benedetto e  nel transetto destro il “Lignum Vitae”, ispirato alle riflessioni del francescano S. Bonaventura, con Cristo crocifisso su di un imponente melograno. Sotto il presbiterio si trova una cripta in marmo bianco contenente l’urna di Santa Anastasia, splendido monumento d’età longobarda in origine ambone da coro  di marmo greco; il Vesperbild, la quattrocentesca Pietà in pietra colata (Gusstein), cioè un impasto di arenaria macinata, gesso e collanti naturali da attribuire ad un maestro tedesco e l’altorilievo dell’Annunciazione in marmo greco (fine ‘200 inizi ‘300). Di fianco al corpo dell’attuale chiesa abbaziale si trova il perimetro della prima chiesa e del quadrato del chiostro risultanti a seguito delle campagne di scavo.   

Nel piazzale antistante la Basilica, un arco rinascimentale immette nell’area del Monastero vero e proprio, purtroppo andato perduto, ora Parco abbaziale. Il parco è caratterizzato da una natura meravigliosa con alberi autoctoni, cigni maestosi, pavoni e scoiattoli. 

Splendido il Giardino all’italiana (ovvero Giardino Burovich), rinato nel 2002 dopo anni di abbandono da un progetto dell’amministrazione comunale. Sulla base di elementi documentati, quali vecchie foto aeree, testimonianze e tangibili tracce superstiti, gli intenti progettuali ed operativi hanno inteso riprendere l’immagine originaria del giardino, proiezione all’aperto dello spazio abitativo del palazzetto che, in seguito, è diventato sede comunale. L’assetto del giardino risponde al gusto di un raffinato giardino privato, padronale, caratteristico dell’epoca precedente la Seconda Guerra Mondiale. 

Il complesso dei prati Burovich, dal nome degli ultimi proprietari, rappresenta una testimonianza di quelli che erano gli appezzamenti agrari tra ‘700 e ‘ 800. Sulla sinistra del fiume Reghena, pezze allineate e contigue a prati stabili, larghe una trentina di metri, si allungano formando grosse fasce verdi, unite dalle alberate che fiancheggiano i fossati. Gli alberi sono quelli tipici del luogo: olmi, farnie, aceri, gelsi, carpini che offrono un habitat ad una variegata avifauna (scoiattoli, picchi, germani reali, cigni, folaghe e martin pescatore) . 

Da non perdere i Mulini di Stalis. Sono collocati sugli argini e su un’isola in mezzo al fiume Lemene, nei pressi di un antico guado, esattamente sul confine tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. La loro storia è strettamente legata a quella della vicina Abbazia di Santa Maria in Silvis.  

Non si può non menzionare la Fontana di Venchiaredo, celebrata da Ippolito Nievo e riscoperta da Pierpaolo Pasolini. La bellezza e la suggestione di questo luogo, con specie arboree autoctone e la flora tipica degli ambienti di risorgiva, sono uniche. 

Tutti questi luoghi sono facilmente raggiungibili in bicicletta seguendo gli itinerari lungo le vie dell’Abbazia. Un percorso molto apprezzato è quello che attraversa i prati Burovich, gira intorno al lago Premarine, autentica oasi naturalistica e raggiunge la chiesetta votiva di San Pietro. Edificio del 12° secolo, è stato ristrutturato da un comitato di appassionati dopo decenni di abbandono. Lungo la via del ritorno le tappe d’obbligo sono rappresentate dai Mulini di Stalis e dalla Fontana di Venchiaredo. 

E’ possibile noleggiare le biciclette presso l’Ufficio Turistico sito in Piazza Castello per esplorare il territorio lungo i percorsi delle vie dell’Abbazia.  

La chiesa è visitabile dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30 e la domenica pomeriggio dalle 15.30 alle 17.30. Ogni mezz’ora verranno fatti entrare i turisti in attesa per una breve visita guidata. Per i gruppi organizzati è necessaria la prenotazione al numero della Parrocchia di Santa Maria 0434 699014. 

A Sesto al Reghena è possibile soggiornare in molte strutture ricettive quali alberghi, B&B, locande e agriturismi. Molti locali offrono ottimi piatti da degustare in questi bellissimi luoghi. Non dimenticate di assaggiare il biscotto Bussolà, il dolce tipico locale.  

 

Informazioni: 

Ufficio Turistico Iat 

Piazza Castello 5 – 33079 Sesto al Reghena 

Tel. 0434.699701  

e-mail: infopoint.sesto@gmail.com 

Orari d’apertura: 

Lunedì – chiuso 

Dal martedì al venerdì – 9-12; 15-18  

Sabato e domenica – 10-12; 15-18