Un luogo incredibile, nascosto e protetto dalle montagne ad Ampezzo Carnico

La Conca di Pani è un luogo incredibile, nascosto e protetto dalle montagne, sopraelevato, come un balcone da dove guardare il panorama circostante. Il tempo sembra fermarsi e regala all’escursionista una sensazione di quiete assoluta. E’ un vero e proprio gioiello, incastonato tra i territori comunali di Ampezzo, Raveo e Socchieve.

Le dolci colline che la compongono morfologicamente sono punteggiate di stavoli, alcuni diroccati. Partendo dalla Forca di Pani, il Faggio più fotografato del Friuli Venezia Giulia si staglierà solitario sulla cresta della collina che si affaccia sulla valle sottostante. Vittoria Malignani, che ci guida in questo piccolo paradiso, cita la sua compagna di escursione, Silvia Tullio Altan: “Sembra un paesaggio della Pixar”, di quelli onirici che fanno sognare grandi e piccini…  

L’ESCURSIONE 

Come per l’itinerario ad anello “Monfreda e Congregazione” precedentemente trattato, da Ampezzo si prende la strada che da dietro la chiesa conduce ad Oltris e Voltois. Si supera il ponte sul torrente Lumiei e al bivio si prosegue per Voltois. La strada asfaltata condivide una buona parte del giro delle Ancone Maine e si fa da subito stretta e ripida. Affrontatela con attenzione ed a marce basse, presenta alcune curve cieche, soprattutto nell’ultimo tratto prima di arrivare all’inizio del sentiero delle Ancone. Dalla Conca di Pani scendono motociclisti e ciclisti, rischiare uno scontro perché si corre troppo è un attimo: prudenza.

Arrivati alla Forca di Pani (1139 s.l.m.) è possibile parcheggiare nel piccolo spiazzo disponibile, da dove si imbocca il sentiero CAI 221, segnalato da uno splendido maggiociondolo, attraversando un bosco di faggi e prati fioriti. Quando abbiamo percorso noi il sentiero (luglio 2020), questo primo tratto era incolto, con il sentiero che inizialmente faticava ad emergere dalla vegetazione. Attualmente, sotto nostre segnalazioni, il sentiero dovrebbe essere in buono stato. Per qualsiasi aggiornamento potete comunque rivolgervi al CAI oppure all’Ufficio Turistico di Ampezzo. 

Dopo il primo tratto nella faggeta, si apre davanti agli occhi un prato inclinato che regalerà ai camminatori un primo e meraviglioso panorama sulla conca, in particolare sull’altopiano di Lauco, facendo scorrere lo sguardo sino all’inconfondibile cima piramidale dell’Amariana. Si prosegue nel bosco fino a raggiungere uno stavolo abbandonato, con un segnavia sulle pietre che indicherà la direzione da seguire. Seguendo il sentiero attraverso un bosco di ciliegi si arriverà poi nuovamente alla strada asfaltata davanti al famoso Stali Grant: un vero e proprio balcone panoramico che vi regalerà emozionanti momenti di contemplazione, tra il vento nei prati ed il pigro ronzio delle api.   

Proseguite quindi lungo la strada asfaltata in discesa fino a raggiungere un piccolo laghetto artificiale, dall’aspetto molto “zen”, realizzato per il funzionamento di un mulino ormai dismesso. Prendetevi un attimo di contemplazione ascoltando l’acqua gorgogliare all’ombra della faggeta. Seguire la strada principale che, riguadagnando quota, vi porterà dall’altro lato della Conca, sotto il Faggio Monumentale (a destra del laghetto è presente un’indicazione con una strada forestale, è una variante che dopo vi illustrerò). Vi consigliamo di sostare sulla panchina predisposta e di godervi un buon pranzo al sacco ammirando il panorama della Conca e, in basso, della Val Tagliamento. L’itinerario da qui prosegue sulla strada asfaltata, costeggiando affascinanti stavoli e una costruzione recentemente ristrutturata mantenendo l’aspetto preesistente, che ricorda la torre di un castello. All’ultimo bivio della strada per chiudere l’anello, tenere la destra affrontando l’ultima salita, godendovi il panorama sul Col Gentile (2076 m) e sul Cret di Pîl (1915 m). 

VARIANTE DEL LAGHETTO

Come descritto in precedenza, se volete accorciare il giro, dal laghetto imboccate la strada forestale sulla destra. La traccia costeggia numerosi stavoli, alcuni abbandonati, tra i prati ricchi di fiori e gigli protetti (non raccoglieteli per nessuna ragione!). Si prosegue nel bosco, a suo tempo devastato dalla tempesta Vaia, e nei pressi del torrente si lascia la strada per prendere il vecchio sentiero. E’ presente una traccia seminascosta, che attraversa il corso d’acqua con un guado su un tronco caduto. Da qui il sentiero risale e ritorna più percorribile fino al raggiungimento di una strada bianca e di alcuni stavoli abbandonati all’altezza della casa MiurinSe percorrete questa variante fate attenzione; non è adatta a tutti e la traccia non è facilmente individuabile. La sconsigliamo se avete bambini o animali.   

Per quanto concerne l’abbigliamento consigliamo scarpe adeguate, calzettoni lunghi, in quanto si passa attraverso prati spesso con l’erba alta e vestiti chiari, per individuare le zecche. Portatevi il pranzo al sacco, perché i pochi punti di ristoro sono lontani. Munitevi anche di acqua, perché il bosco crea un ambiente umido e se fa caldo dopo una precipitazione piovosa diventa molto afoso, rendendo difficile la termoregolazione corporea. Oltre ai gigli protetti, il bosco può facilitarvi gli incontri con le Salamandre! Queste creaturine sono meravigliose, ma bisogna fare attenzione se le si dovesse incontrare durante il cammino: esse infatti si mimetizzano perfettamente con il terreno, quindi il rischio di calpestarle è molto elevato. Se doveste trovarne una, non prendetela in mano avvolgendola completamente: i nostri palmi sono come piastre roventi per gli animali a sangue freddo. Se non disponete di nessuno strumento per spostarle da un potenziale pericolo potete usare le estremità delle dita (che sono più fredde rispetto al palmo) per riporre la creaturina al sicuro.  

Dati tecnici: 

Tempo di percorrenza: 3h 30′ circa 

Difficolta : T (turistico) 

Lunghezza percorso: 5,5 km 

Dislivello: 327 m 

Fondo e segnavia: Strada asfaltata, sentiero CAI 221  

Per maggiori informazioni visitate il sito www.ampezzocarnico.it (a cura di Silvia Tullio Altan).  

Copyright fotografie: Vittoria Malignani© 

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E ricordate… la montagna è bella anche vicino a casa!