Ad Ampezzo Carnico un percorso naturalistico che è anche la via alternativa per chi non se la sente di affrontare le tre cime principali del Monte Tinisa

Vittoria Malignani stavolta ci porta lungo il sentiero Tiziana Weiss, un percorso naturalistico che è anche la via alternativa per chi non se la sente di affrontare le tre cime principali del Monte Tinisa, attraverso la ferrata ed il sentiero attrezzato. Questo magnifico itinerario regala comunque panorami incredibili, ma 

senza costringere più di tanto il camminatore ad affrontare scalate impervie. Certamente serviranno ottime gambe, soprattutto per il primo dislivello, che dalla Casera Tintina porterà gli escursionisti ad affrontare 600 metri di salita con un ripido sentiero tra i mughi. Seguiamo dunque le indicazioni di Vittoria per scoprire un altro magnifico luogo della zona di Ampezzo Carnico.  

Lasciamoci guidare dalla segnaletica in legno, leggendo le 12 tabelle e guardandoci attorno, perché fiori, piante, rocce e animali sono pronti a stupirci in un tripudio di varietà e di colori! E’ possibile anche affidarsi ad una guida esperta, che possa raccontare al meglio le biodiversità di questo itinerario.  

L’escursione 

Il nostro cammino parte dal Rifugio Tita Piaz, dove con la macchina è possibile proseguire, scendendo per i primi tornanti verso Sauris, per imboccare poco dopo una strada sterrata sulla sinistra. Dopo una breve salita si raggiungerà un comodo parcheggio sterrato e avrà inizio la strada forestale per Casera Tintina, che è chiusa al traffico (CAI 215). I nostri primi passi ci porteranno in un bosco di abeti rossi, che ci ripareranno dal caldo durante la prima parte in salita che porta al canalone delle Ruvis di Tintina, oltre le quali si passa sotto una cava di gesso (stazione 1). La vegetazione comincia a cambiare e gli abeti si alternano ai faggi in un verde rigoglioso e rinfrescante; da qui il sentiero ci porterà a superare il canalone del Rio della Calcina (stazione 2) per poi salire per un tratto abbastanza ripido fino alla Casera Tintina a 1495 m. La piana del pascolo è sovrastata dalle pareti calcareo – dolomitiche del Monte Tinisa (stazione 3) 

Superata la casera si prosegue sulla pista forestale che in breve ci porterà ai margini del pascolo e a un bivio dove è presente una fontanella di acqua fresca: attenzione ai vermi dell’acqua, esseri molto sottili e quasi invisibili, ma che se ingeriti possono perforare lo stomaco, fate attenzione quando bevete. Da qui si segue a sinistra per il segnavia CAI 233, affrontando una dura salita detritica, contornata da mughi e pini trasportati dalle slavine invernali. Fate attenzione a dove mettete i piedi, soprattutto dopo delle giornate di pioggia, i terreno si popola di rane e rospi. Non calpestateli, si mimetizzano con il terreno.  

Alcune piante osservabili sono: il salice, il mugo, il larice, l’abete rosso, l’ontano verde, un tipo di betulla e il sorbo degli uccellatori. Dopo una prima parte di salita molto intensa si raggiungono i resti di un’antica morena, testimone della presenza di un ghiacciaio ritiratosi circa 6000 – 8000 anni fa; si prosegue poi tra i pini mughi (stazione 4). L’ultimo tratto di salita si fa più intenso e risale a svolte strette sotto le pareti del Tinisa sino al raggiungimento di una cengia, esposta ma debitamente attrezzata, che ci condurrà al Malpasso di Tinisa, a quota 1960 metri.  

Qui merita concedersi un attimo per riposare le gambe e apprezzare il magnifico panorama appena guadagnato faticosamente (stazione 5). Dalla forcella si scende lungo il versante meridionale in leggera diagonale verso destra. Si attraversano alcuni ghiaioni con grossi massi dove è necessario prestare attenzione a non perdere l’equilibrio: l’inclinazione e la fatica appena compiuta dalla salita non sono fattori da sottovalutare (stazione 6). Dopo questo lungo tratto esposto si raggiunge la Forcella del Fieno e l’intaglio di cresta ad Est della Punta dell’Uccel (stazione 7). Da questo punto il sentiero prosegue in cresta dapprima su un terreno calcareo e ricco di stelle alpine; successivamente si possono trovare rocce di origine vulcanica ed è proprio in questa zona che si può scorgere un laghetto popolato da tritoni (stazione 8). Il sentiero termina con la Punta dell’Uccel a quota 1938 metri, dove è presente un segnacime (stazione 9 e 10). 

Consigliamo una sosta meditativa, sedersi in cresta ed ascoltare il vento che scavalla la montagna è una sensazione bellissima. Finalmente inizia la lunga discesa verso la Forca di Montôf che inizialmente risulta pianeggiante e punteggiata di genziane; successivamente si fa più ripida tanto da dover affrontare un piccolo salto roccioso attrezzato che in breve condurrà al bivio della forca a quota 1820 metri. Da qui è possibile ammirare l’Uccel di Tinisa (stazione 11) 

Arrivati a questo punti ci sentiamo di consigliarvi di proseguire lungo il sentiero CAI 215 che vi riporterà a Casera Tintina lungo la destra del Rio Storto, in quanto il tracciato originale del Monte Cavallo di Cervia, dove si trova la dodicesima stazione, non è attualmente percorribile a causa degli ingenti danni causati da Vaia.  

Vi consigliamo di intraprendere questa camminata ben muniti di acqua e provviste, non ci sono punti di appoggio, a parte il Rifugio Tita Piaz, ma potrebbe risultare un po’ lontano per chi non ha gambe sufficientemente veloci e allenate.  

Se volete maggiori informazioni sulla fauna, la flora e la geologia di questo magnifico itinerario potrete trovarle sul libro-guida di Livio Sirovich e Fabrizio Martini, “Ambiente e cultura di una montagna carnica – Il Tinisa”, che si può trovare in vendita al Rifugio Tita Piaz.  

Dati tecnici escursione: 

Tempo di percorrenza: 3h 40’/4 h circa 

Difficolta : E (escursionistica) 

Lunghezza percorso: 9,3 km  

Dislivello: 600 m 

Fondo e segnavia: CAI 215-233 e segnavia rotondo, bianco con all’interno una “T” azzurra. 

Per maggiori informazioni visitate il sito www.ampezzocarnico.it (a cura di Silvia Tullio Altan).  

Copyright fotografie: Vittoria Malignani© 

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E ricordate… la montagna è bella anche vicino a casa!